Franco Zanotto - INNEDE EDITION

Franco Zanotto

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BIOGRAFIA

REPORT

Tutto è nato una sera che per puro avvenimento fortuito mi è capitato sotto gli occhi, un articolo che parlava della Pro Pueritia, luogo in cui da piccolo ci sono cresciuto, man mano che lo leggevo mi domandavo ma lì c’ero anch’io! Pertanto, chi è questo qui! che scrive? Dopo un’accurata ricerca scopro, in effetti, che lo scrittore in questione lo conoscevo bene e mi ricordavo di lui benissimo; Franco Zanotto, oggi cinquantasei anni, noto design di Torino. Mi affrettati a continuare la ricerca al fine di mettermi in contatto con lui. Osservate bene, che qui si tratta di ritrovare un amico d’infanzia cinquanta anni dopo. Ebbene alcuni giorni dopo ci ritrovammo e parlammo a lungo di quello che era stata la nostra esperienza di quel collegio.

Notai anche che Franco ricordava dei particolari che io avevo completamente rimosso dalla memoria, addirittura aveva delle foto a proposito e queste le vedrete anche voi durante la lettura di questo libro.

Grazie ai racconti di Franco ho scoperto che molti di questi bambini possedevano dei traumi di quelle infanzia, secondo me anche Franco, per ricordarsi quei particolari, per forza di cose anche lui deve essere rimasto traumatizzato a differenza di me che mi sono lasciato tutto alle spalle. Senza portare rancore per i miei genitori che mi avevano rinchiuso in quell’Istituto alla sola età di cinque anni. D’altronde questa è una storia di emigrazione, in quegli anni gli emigranti del sud non avevano né la possibilità di istruirci né quella di mantenerci. So per certo che situazioni simili in quell’epoca sono molti i figli di emigranti che hanno vissuto la stessa esperienza. Tuttavia, molti di loro hanno subito un trauma e tutti noi siamo stati condizionati nello sviluppo emotivo. Una cosa e vivere l’infanzia insieme ai genitori, un’altra cosa e viverla all’interno di un orfanotrofio, io non ero orfano e tanto meno Franco ma a quei tempi non c’erano selezioni vere e proprie, era già una fortuna trovare un istituto che ci ospitava per superare gli anni cupi dell’emigrazione.

Certo, adesso pensandoci bene adesso mi sarebbe piaciuto possedere sia i nomi sia i cognomi dell’intero gruppo e magari mettermi in contatto con gli altri per sapere che vita fanno. Di alcuni, Franco mi ha raccontato, per esempio che il mio compagno vicino di dormitorio si è suicidato per depressione. Pertanto, di molti altri non sappiamo ancora nulla. Le suore che ci hanno cresciuto, io le credevo morte, invece sono ancora vive e vegete forse un po’ invecchiate ma stanno bene.

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