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Marilyn Monroe

Le donne sì! che sanno come essere felici, a loro basta avviarsi tra le vetrate dei negozi, comprarsi qualcosa di grazioso e acquistano subito felicità.

Gli uomini sono per questo molto più frustrati e allora cercano spesso la felicità facendo del male a qualcuno, magari anche solo per procacciare un po’ di quello sporco denaro.

Le donne quando percepiscono che il loro compagno è infelice; con una semplice spontaneità le partoriscono un figlio, che fantastico dono la natura ha fatto alle femmine.

Gli uomini per contraccambiarle vanno a puttane, si sbronzano oppure passano le serate con gli amici a raccontarsi solo cose completante futili e nemmeno riciclabili.

Per molti di noi la felicità sembra un mistero alienato, questo lo dimostra che molti la cercano tutta la vita senza mai trovarla. Invece, chissà dov’è?

Io penso proprio davanti agli occhi, il problema è che non riusciamo assolutamente a capire dove si nasconde.

Non pensate di essere felici stando nella solitudine oppure nascondervi da chi vi vuole bene, poiché quella non è; né felicità, né libertà, quella è solo una forma di tendenza istintiva autodistruttiva.

Non sperate di essere felici senza dover fare qualcosa per qualcuno, poiché, il modo migliore per essere felici è quella di mendicare affetto a chi vi vuole davvero bene, tutto sta nel riconoscere chi veramente prova questo per voi.

Per imparare a capire cos’è la felicità è sufficiente osservare un cagnolino e scoprirete che ogni qualvolta che vi ricordate di lui, comincerà a scodinzolare, ebbene in quel momento il cane è già felice.

Questo ve lo dico per farvi capire quanto semplice sia la felicità.

Quanto è strana la vita con la sua fatalità, ci mette in lista d’attesa pur sapendo che non abbiamo mai fatto male a nessuno, pur sapendo che abbiamo tutte le carte in regola, ci fa aspettare senza una realtà appagante, nel grigio della malinconia e anche quando pensiamo che sia arrivato il nostro turno ci rimanda indietro chiedendoci che non è sufficiente, che dovremo ripresentarci con delle motivazioni più compiacenti.

Come se la serenità fosse un privilegio solo di qualcuno. Ho la vaga impressione che la felicità s’insuperbisca, io quasi, quasi ci rinuncio mi do alla latitanza, se vuole mi dovrà cercare lei. L’ideale sarebbe di lasciare andare dove meglio gli pare tutte quelle persone che condividono solo lamentele, problemi, storie catastrofiche e sgomenti.

Sarebbe bello poter lasciar balzare fuori dalla mente le persone che pregiudicano unicamente gli altri, dal momento che stanno solo cercando un cestino per il loro pattume, dovremmo fare in modo che questo non sia la nostra mente.

L’ideale sarebbe dedicare il nostro tempo a fare le cose che più ci piacciono, permettendoci di riposare quando veramente ne abbiamo bisogno.

Gettare via quello che non ci serve, aiuterebbe a organizzare la nostra vita nei migliori dei modi, niente ci estorce più energia in uno spazio disordinato, pieno di cose che ormai appartengono al passato. Dovremmo, invece, dare priorità alla nostra salute, un corpo sano ci permette di rendere al massimo la nostra energia facendo così delle pause unicamente per il nostro bene.

Non nascondersi dalle situazioni dannose che stiamo tollerando, quelle ancora più fondamentali e  di grande urgenza da estraniarsi sono le azioni negative di chi ci circonda; che sia di un familiare oppure di un amico.

La felicità, si conquista essendo trasparenti e affrontando le persone a viso aperto. Anche quando accettiamo qualcosa che non ci piace, dovremmo acconsentire la sconfitta ma mai per rassegnazione, nulla ci può rubare più energia per una situazione che non possiamo modificare.

Perdonare e lasciare andare una condizione che causa solamente dolore è un’ottima soluzione, possiamo sempre scegliere di far allontanare il dolore dove più lo desidera e noi ci possiamo accontentare del suo ricordo.

La vera disciplina non si impone, poiché quella è aggressione, possiamo solo farla pervenire dal nostro io.

Pagare i nostri debiti solamente se possiamo farlo, se non abbiamo i denari per farlo è del tutto inutile preoccuparsi.

Anche recuperare i nostri crediti è fondamentale, tuttavia, se i nostri debitori non hanno gli strumenti per pagarci dobbiamo essere comprensivi, poiché l’alterazione è un’inutile forma di autolesionismo.

Quando promettiamo qualche cosa dobbiamo poi mantenerla, se non ci riusciamo, fermiamoci e chiediamo a noi stessi perché non siamo riusciti a rispettare neanche le nostre medesime parole.

Per buona sorte possiamo sempre sostituire l’opinione scusandoci e compensare, rinegoziare e offrire una diversa alternativa specialmente se questo proviene da una promessa non mantenuta. Il modo più semplice di evitare è di non realizzare un’azione che sappiamo di non poter fare è dire di NO fin da subito. Eliminare nel possibile i compiti che preferiamo non fare, delegando, questo, a qualcun altro è il modo più semplice per trovare della serenità interiore, poiché all’interno di essa si nasconde la nostra felicità.

Ho scritto molte schifezze e a dispetto di questo sono stato da voi persino un po’ premiato ma sappiate che ho comunque avuto un punto socialmente strategico anche come insegnante e critico nelle mie discussioni, oltre a questo ho mantenuto sempre la condizione di disoccupato perenne, solamente per non essere stato sufficientemente riconosciuto fedele dinanzi ad un società che non sapeva amarmi.

Qualche tempo fa è venuta a trovarmi una scrittrice inglese e mi ha chiesto: come facevo a distribuire tante attività così diverse? Tante ore allo scrivere, tante all’arte, tante alle attività inutili e tante alla vita?

Ho cercato di spiegarle che non si può pianificare una vita come si fa con un progetto industrializzato.

Nel mondo c’è un largo spazio per l’inutile, è addirittura, uno dei pericoli del nostro tempo è quella mercificazione dell’inutile, alla quale sono particolarmente sensibili quelli come me, e non solo, anche i giovanissimi sono degli accaniti ricercatori.

Mi infastidisce, anzi, mi rincresce di far emergere dalle mie frasi un pizzico del mio profilo biografico, avrei voluto farne davvero a meno, ma mio malgrado non ci sono riuscito, spero che non me ne vogliate.

Ho dovuto farlo per rendere il mio concetto più credibile, sono stato costretto a scoprirlo da solo prima di esprimere un parere, insomma una conferma prima di sputtanarmi dinanzi ai miei lettori.

In ogni modo, io sono qui e,  dato che ho scritto questo libro,  un manufatto letterario, molto probabilmente inutile, ma sicuramente non nocivo, e, questo è uno degli attributi della mia dignità.

Ma non è il solo, essendo i libri una produzione artistica questa è per me come una infermità incurabile.

Questo plagio di sermone non è una mia visione onirica, poiché il mio sogno è un altro, vorrei per esempio girare il mondo e osservare la natura con tutte le sue bellezze, in particolar modo gli animali più che la razza umana.

La vera ragione di questo libro, e per diffondere luce sul fatto che dobbiamo avere la capacità, altresì, di ringraziare tutte le nostre guide spirituali, anche se questi provengono da qualche religione sperduta,  oppure disperata, dato  che la loro dottrina ci vuole insegnare a capire che siamo piccoli ma che nella vita, mai dire mai, un giorno potremmo trovarci, magari anche solo per buona sorte, anche noi in qualche spazio privo d’invidiosi, dove “essere”, è più importante che “avere”.

Alcuni studiosi della razza umana sostengono che nonostante questa epoca si sia modernizzata non siamo stati, neanche, capaci a lusingare qualcuno. Abbiamo, noi tutti, imparato un sacco di cose e non siamo riusciti apprendere la cosa più bella e semplice che ci sia.

Adesso, capisco perché l’uomo si è dato tanto da fare per imparare qualche cosa; è poiché ha capito che in realtà dei fatti non tutti gli esseri viventi hanno un talento specifico.

Ecco! Perché sono in molti a pensare che l’uomo è un essere intelligente, perché nessuno effettivamente può definire e comprendere quanto avveduta può essere un’altra persona.

Quello che più mi stupisce è che i ricchi snobbano continuamente i poveri perché possiedono tutto quello che non hanno, chi ha nulla.

I poveri, invece, disprezzano e derubano i ricchi perché pensano che, loro, sono solo molto danarosi e niente di più. Evidentemente, questa è la vita, nessuno riesce a indovinare chi veramente siamo.

Meno male che esistono i libri, almeno questi oltre che a tenerci compagnia, ci aiutano a superare i momenti brutti e molte altre volte quelli belli, ci insegnano sempre qualche cosa, ci danno le conferme che spesso cercavamo, c’è chi si innamora sui libri, chi si nasconde e chi si ritrova per quello che è veramente, ecco questo è il tanto dei libri.

L’inizio di un qualsiasi libro è la cosa fondamentale per chiunque voglia scrivere, bisogna essere perspicaci fin dalle prime righe per entrare in contatto con tutto il testo, poiché, l’avvio sarà il traino che aiuterà lo scrittore e il lettore ad arrivare sino alla fine.

Anche il lettore deve fin dal principio afferrare il coinvolgimento che abbisogna e la curiosità da quello che viene scritto da noi scribacchini, altrimenti è inutile che si faccia trovare con un libro in mano, se non né capisce il contenuto.

Non vi dico la mia angoscia, pertanto, non posso fare altro che scrivere, un’occupazione regolare, anche solo da sfruttato non me l’ha mai voluta concedere nessuno. Un sogno come il giro del mondo, come del resto mi piacerebbe fare, non me lo posso certo permettere, il teatro oppure il cinema sono ormai utopie dei poveri e passatempi per i ricchi, distintamente e con grande modestia come artista del nulla non ho mai un soldo, questa è la vera ragione. La penna è l’unico strumento che possiedo e che ho sempre avuto. Tuttavia, non mi dispiace scrivere, questa professione ogni tanto mi dà un sostentamento economico e in più mi tiene compagnia, mi aiuta a superare i momenti di disagio esistenziale e allieva le frustrazioni della mia vita. Dunque, è un arte manuale; bellissima!

Posso sdraiarmi sul divano e scrivere, mentre altri più talentuosi di me, devono faticare otto ore al giorno, magari in un posto squallido oppure dover ubbidire a un deficiente di capo reparto. Vi dichiaro fin da subito che per uno scribacchino come me, che ha solo sempre scritto schifi, cominciare a considerare la felicità protagonista dominante di un libro, è davvero un gradevole obiettivo, ho sempre sognato di scrivere questo libro.

Sono anche sicuro che negli Stati Uniti sarebbe stato un best seller, loro sono degli accaniti ricercatori della felicità, per noi europei, invece, mondo di filosofi al sole, molte felicità ci vengono regalate dalla cultura e dalla natura, e come per magia sempre la nostra storia ce la toglie, specialmente se pensiamo alle guerre che ci sono state, e, io queste non le voglio assolutamente commentare, poiché, oltre a non concepirle non riesco ad accettare il fatto che gli uomini siano capaci a così tanto.

Inizialmente, avevo il timore anche solo di immaginarmi come un tale che scrive, poiché, bisogna, essere abili con la grammatica, con i verbi, con gli abbozzi e tutto questo non è proprio la mia specialità.

Tuttavia, l’idea di ritemprarmi dallo scrivere la solita schifezza mi consola, quanto è monotono scrivere cose brutte; devi leggere poco, dare nessuna spiegazione chiara ai lettori e convincere gli editori a pubblicarti, fare un sacco di ricerche per poi magari riuscire a ricavare assolutamente nulla.

Maurizio Ortuso/ Great People click with each other

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