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Il periodo più bello della mia vita fu quando ero nel grembo di mia madre, lì stavo davvero bene. Mangiavo a sbafo, non mi disturbava nessuno, non dovevo lavorare, mi sentivo al sicuro e mi facevo delle lunghe dormite senza essere infastidito. Solo ogni tanto mio padre insisteva nello spingermi più in dentro, fortunatamente le sue torture duravano solo pochi minuti. Il giorno più brutto fu quando mia madre decise di buttarmi fuori e mi fece passare le pene dell’inferno, mio padre non c’era poiché era andato allo stadio a vedere la partita. I soldi per farmi nascere in una clinica privata com’è successo al Principe di Monaco non li avevano. Perciò come primo incontro ebbi la sfortuna di trovarmi davanti a me un’ostetrica alquanto isterica, solo nel vederla mi misi a strillare e lei presa dal panico cominciò a sculacciarmi a più non posso. Fu un travaglio quel giorno che non vi dico, dalla fretta di buttarmi fuori mia madre non mi fece neanche lavare prima di uscire, mi scagliò nella vita tutto sporco e inzuppato di non so quale strano fluido, senza chiedermi se volevo nascere. Fin dai primi giorni avevo capito che ero nato nel periodo sbagliato e nel luogo meno adatto. Mi disperavo e quando strillavo per farmi notare mia madre tempestivamente mi stringeva al suo petto rifilandomi in bocca un capezzolo, e quello, in effetti, non mi dispiaceva, ma era l’unico sollievo a quei tempi. Per il resto non vi dico, quando la gente mi guardava, cominciava a ridermi in faccia e a fare strani gesti, alcuni mi scattavano delle foto, altri cominciavano a sventolarmi in faccia strani pupazzi. Nella continua ricerca di dare un valore alla nostra vita spesso trascuriamo che il nostro modo di vivere non è per nulla ovvio e che debba per forza di cose avere un senso.